Voland pubblica Febbre da fieno, storia a metà tra la narrativa e la filosofia del celebre autore polacco Stanislaw Lem.
È un romanzo atipico Febbre da fieno, l’ultimo titolo pubblicato da Voland, un’opera di Stanislaw Lem (1921-2006) che si discosta dalla fantascienza tipica dello scrittore polacco risultando per certi versi un noir, seppur non abbracci tutti i canoni del genere: Febbre da fieno è una storia a metà tra la narrativa e la filosofia, venata di sarcasmo, altra passione del celebre autore del Novecento.
Una storia narrata in prima persona, dalla voce del protagonista, un astronauta in pensione dopo una breve carriera tra navicelle, tute spaziale e LEM – il modulo lunare chiamato curiosamente come lo scrittore polacco – abituato alla solitudine e alla diagnosi dei messaggi che il suo corpo gli invia. Un protagonista sensibile che proprio a causa di una sensibilità, la febbre da fieno, ha dovuto porre fine alla sua carriera.
L’Italia e Napoli occupano grande spazio nel romanzo con la cronaca nazionale di quegli anni – il libro è del 1976 – che si riverbera con grande attenzione nelle pagine del romanzo, così come gli aspetti sociali del paese.
I vicoli di Napoli che puzzavano di urina, le orrende prostitute locali, l’albergo, che ancora poteva vantare le sue stelle, era marcio dentro, circondato da ambulanti: un cinema a luci rosse accanto a quel santuario un tempo sarebbe stato inconcepibile.
Febbre da fieno è infatti un romanzo che sa d’Italia, non solo per l’ambientazione e i riferimenti alla società del tempo, ma pure per i termini in lingua italiana che l’autore inserisce direttamente nel testo originale.
Questa Italia dolce e difficile farà da sfondo a una serie di misteriose morti, anzi di suicidi, collegati tutti a un soggiorno a Napoli che andranno a intrecciarsi a un gioco politico tra i servizi segreti di mezzo mondo.
Febbre da fieno (Katar il titolo originale), tra il giallo atipico e il romanzo filosofico fuori dalle regole, è un’opera ricca di riflessioni scientifiche e filosofiche, ma allo stesso tempo divertente e avvolgente. Un vero caos in cui il protagonista – e il lettore – si dovrà districare.
Lorenzo Pompeo, traduttore del libro e saggista, è anche l’autore della nota finale in cui vengono evidenziati la genesi dell’opera – tra le più mature della produzione letteraria di Lem – e i tentativi di allontanarsi dagli schemi classici della fantascienza tanto cara al celebre autore di Solaris (1961), assurto alla immortalità grazie all’omonimo film portato sullo schermo nel 1972 da Andrej Tarkovskij.