Un gesto vale più di mille parole. Ogni gesto ha conseguenze. Buone o cattive. Inaspettate evidenti dovute. Una stretta di mano, un abbraccio spontaneo, un atto rivolto a chi amiamo.
Un gesto può essere di forza, dettato dall’astio, dalla vendetta o l’odio, dalla gelosia all’invidia. Capace, come pochi, di corrodere l’animo dell’uomo.
La sua natura mai si rivela limpida e univoca. In bilico tra timidezza e riservatezza (se il gesto è d'amore) o tra violenza e terrore (se offuscata dall'acredine verso l'altro).
Palese e necessaria diviene il comprendere le sue origini e motivazioni.
Anche se scopriranno nervi tesi o scoperti, inaspettate debolezze estranee ed ignote.
Massimo Recalcati cerca una linea univoca di comprensione di questo &220;gesto originale&221; .
Si pone domande, pensa e cerca (riuscendoci) di rendere chiaro quanto un gesto, possa essere &220;telo che nasconde&221; qualcosa dell’altro. E lo fa partendo dal gesto più noto.
Quello del &220;simile contro il simile&221;, che è uomo contro l'uomo, che è il fratello contro il fratello: Caino contro Abele.
&220;Il gesto di Caino&221; & Einaudi editore 2020 è questo punto di vista, di analisi che diviene intima e collettiva riflessione.
Punto di vista, da “un altro punto di vista”.
Che parte dall’analisi biblica per andare oltre.
È Il mettersi in piedi sulla cattedra. È un invito ad accettare il diverso, l’insoluto, l'insuccesso dell'uomo.
Analizzando quel “Noi oscuro”, che crediamo non ci appartenga. Mai. Scoprendolo, parte innegabile e indissolubile del nostro essere uomini e &220;peccatori&221;.
Perchè il “gesto”, quello di Caino rivolto al fratello Abele è metatesto. Archetipo e origine di ogni male. Grande o piccolo, poco importa
Racchiude l'odio, il più antico. L'invidia più intesa, che quasi non chiede di essere perdonata. Che nasce prima dell’amore, dando forma al doppio che è duplice: amore/odio, amore/morte.
In un Binomio che ingabbia, limitando la nostra visuale.
Bilanciamento ancestrale, dove al prevalere dell’una sull’altra, è guerra o pace per l’uomo. Dove l’amore per il prossimo è raggiungibile solo con un necessario gesto distruttivo. Diversamente, non esisterebbe o sarebbe scialba riproduzione imperfetta.
Il Fratricidio, così, si nasconde sotto il mantello di una Fratellanza falsificata, che fa sua la cultura narcisista contemporanea. Dove l'IO prevale. L'IO è il centro. L'IO è il solo è l'altro. E' il tutto.
La voglia e la possibilità di sopravvivere si dilatano a tal punto da perdere nitidezza.
Allora la Fratellanza rinuncia al suo sé, a favore del sacrificio e preservazione dell’altro, imponendo un perimetro definito all’ego che vuole essere solo IO.
In quel momento il dialogo e la parola si fanno veicolo di edonismo imperfetto, sgretolando egoismi. Tramutandosi in solidarietà che si fa prossimo tuo &221; Da Amare come te stesso&221;.
Caino e Abele, da fratello a fratello, divengono uomo e suo prossimo. Entrambi indifesi, deboli. Sconosciuti. Senza nome. Ritrovandosi uno nel volto dell'altro.
Nel nostro essere, ognuno di noi, Caino, siamo sempre alla desiderio e alla ricerca di essere Abele. Equilibristi di vita. Danzanti tra invidia, violenza e desiderio. Volenterosi di governare la paura del &220;perdere&221; quel tutto e quel poco che ci circonda e che inconsciamente ci invade, pungolando la nostra imperfezione.
Così facendo, il Gesto di Caino da arma di morte si tramuta in carezza d'amore.
Quell'amore che
è dato solo dalla vita che non si lascia abbattere, dalla vita che non è irritata dalla vita, dalla vita che non rifiuta la vita. (cit. pag 58)