Repubblica Luminosa | Andrés Barba
- 20 Aprile 2019
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Che rapporto c'è tra adulti e bambini?
Possono i due mondi convivere senza inficiare uno la naturalezza dell'altro, permettendone così la propria evoluzione e crescita? Quanto il mondo degli “Adulti” riesce a condizionare (direttamente o indirettamente) il mondo dei “Bambini” rendendolo inconsapevolmente “a sua immagine e somiglianza” nel bene e nel male?
Ma gli adulti, oggi, sono davvero dannosi per i bambini?
Dopo la lettura de “Repubblica Luminosa” edito da La nave di Teseo di Andrés Barba, “da adulti” uno o più di queste domande e riflessioni è obbligatorio porsi oggettivamente e con dovizia di riflessione.
Andrés Barba, uno tra i più promettenti giovani narratori di storie spagnolo che si colloca a pieno titolo accanto ai più noti Javier Cercas e Carlos Ruiz Zafón, ci racconta una storia completamente immaginata, ma talmente realistica da sembrare vera.
In una delle molte San Cristobal del latino America si muove una comunità di uomini donne ragazzi e 32 misteriosi bambini di etnia ñeè dalla sensibilità e sintonia dilatata con la natura e il mondo.
A raccontare i fatti vent’anni dopo, uno dei pochi sopravvissuti ossia il dirigente del dipartimento di Affari Sociali. Dalla sua voce narrante in prima persona, nasce la storia che è un presagio.
San Cristobal è umida, ai confini con la foresta tropicale e delimitata da un fiume limaccioso, il Rio Eré, apparentemente sonnolento ma presidiante i confini della città con il mondo esterno.
Il vivere della piccola cittadina è in bilico tra “il progresso” e la &220;staticità di un passato&221; che non vuole essere considerato tale. In questo tentativo di modulare un vissuto che pende da una o dall’altra parte della bilancia accade l’atto che rimodulerà e scombinerà l’intero vivere della cittadina e dei suoi abitanti: gennaio 1995: assalto al Supermercato Dakota, il supermercato della cittadina.
Li i “32
ragazzi” di etnia ñeè che fino ad allora avevano commesso scorribande caotiche
nel paese ma sempre nei limiti del gioco e dello schiamazzo che l’età richiama
e richiede, compiono il salto di “qualità”, l’atto che congiungerà toccando i
due estremi di una generazione.
L’assalto,
infatti, non si sintetizza nella sola “ricerca di cibo gratis”, ma si codifica
in un vero e proprio atto di violenza metropolitana dove l’accoltellamento
mortale di un adulto da parte di uno dei 32 è scatenante di una serie di ripercussioni
emotive e atti per entrambe le parti in gioco.
La morte muta il giudizio del mondo adulto di San Cristobal verso i 32 ragazzini, capaci di creare una loro comunità, con un linguaggio proprio, con idee e organizzazioni gerarchiche e democratiche tali da trovare la simpatia e l’appoggio anche dei giovani del piccolo paese, e per alcuni di essi (come accade a Jeronìmo Valdes) di diventare parte del loro “gruppo” rinnegando genitori e infanzia precedenti.
Ma l’assalto non porta solo questo: è la chiave di volta per dare inizio e motivazione a una vera e propria caccia alle streghe.
La volontà accusatoria della comunità cristobalenia si fa giudice. Motiva e sottolinea la necessità di una caccia spietata con lo scopo di debellare questi ragazzini poiché le loro azioni non sono più collocabili in ragazzate ma sono veri e propri atti criminali senza un “apparente” (agli occhi dell’adulto) motivo.
La comunità si organizza in gruppi di “caccia” per cercare di stanarli dal loro rifugio. La ricerca inizia lungo il fiume, poi nella foresta ma senza esito: i 32 ragazzini sembrano scomparsi dopo l’assolto al supermercato, inghiottiti da una maligna guida invisibile di quell’atto finale. Sarà Jeronìmo, il ragazzino di San Cristobal entrato a far parte del gruppo catturato nella giungla, che condurrà un piccolo gruppo di cacciatori, nel rifugio segreto nella loro “Repubblica Luminosa” dove tutto si dilata, si definisce nell’idioma del suo significato e dove amore, odio, violenza e vita non hanno declinazioni e sfumature, bensì nette decisioni, uniche senza mezze misure o intercalari.
Quel ritrovamento modificherà ogni cosa e uomo. La cronaca nera descriverà solo i fatti, ma gli animi e il vivere dei protagonisti non saranno più gli stessi e continueranno a domandarsi se davvero quei bambini non potessero essere in qualche modo salvati, vittime di un presagio che forse non si è del tutto esaurito.
Barba è graffiante, diretto e sconcertante nella sua narrazione. Lo stile di reportage e di cronaca incalzante avvolge a tal punto che “si crede” davvero che quanto narrato sia verità e non pura invenzione dell’autore. Le parole e i fatti suddivisi in quadri schiaffeggiano il lettore, costringendolo a una vera e propria analisi dell’operato adulto nei confronti dei ragazzi odierni.
L’autore si pone una domanda semplice lineare sincera: può il mondo adulto imporre il proprio modello al mondo dei ragazzi e dei bambini senza aspettarsi delle conseguenze?
L’infanzia e la giovinezza hanno un'essenziale caratteristica: mancano della finzione. Tutto viene vissuto senza filtri e modulazioni. Tipiche di una maturità ancora da venire, fatta di sfumature, esperienze e motivazioni.
Il risultato è netto, bianco o nero senza modulazione di giudizio.
In quella dimensione sospesa fatta di istinto e semplicità
il bambino e l’animale si riconoscono: nemici agli occhi dell’adulto che di
quella immediatezza ha dimenticato gli estremi. Nel vederli riprodotti però non
li riconosce vedendoli come limite di un tempo lontano e mai vissuto.
Ed è in fondo proprio questo che fa Barba, a se stesso e a
ognuno di noi.
Pone davanti il problema del nostro modo di vivere la natura, la terra, la vita e anche coloro che ci sopravviveranno: usandoli senza rispettarne le tipicità e i limiti, senza riconoscerne i valori e la preziosità di lasciarne invariate le caratteristiche identificative, conviti che il modello, il proprio, sia unico indissolubile essenziale migliore.
Ma così non è: l’esserne convinto porta al fallimento, all’esasperazione e forse anche all’estinzione di ciò che siamo: poiché tutto è armonia nella diversità, nel rispetto e nella consapevolezza che tutto ha un suo tempo e un suo valore che solo dà lo spirito di identità di cui è fatto il vivere (uomo, natura o altro che sia).
Il non rispetto di uno solo di questi tasselli porta al
fallimento non tanto nel breve, ma nel lungo periodo.
Barba non dà una soluzione a tale ed evidente comportamento egoistico dell’adulto di oggi: quella “Repubblica Luminosa” esiste, è nascosta nel nostro io più profondo. Farla rinascere e preservarla per le generazioni future, migliorandola magari, è compito nostro. Quello che rimane incerto è il metodo, poiché:
La perdita di fiducia (verso il vivere) assomiglia al disamore.
&230;per i bambini il mondo è un museo dove i custodi “adulti” possono essere amorevoli per la maggior parte delle volte, ma non per questo rinunciano a porre le loro regole a scapito della loro innocenza.