Quella raccontata in Siamo stati anche felici è una storia del nostro tempo, quello condizionato dalla pandemia da Covid-19; un tempo che ci ha permesso di riscoprire e affezionarci – questo il termine utilizzato da Viviana Guarini, autrice del romanzo edito da Les Flâneurs Edizioni – a delle cose che prima non notavamo, presi dalla frenesia della vita: il tempo per leggere un libro, per concedersi un pasto preparato con le proprie mani, per ammirare un tramonto, “il premio più bello della giornata”.
L’autrice rigetta il pensiero che una volta tornata la normalità – parola assai vaga a pensarci bene, ché cos’è la normalità? – queste nuove abitudini possano svanire per lasciare campo libero a quelle malsane di prima.
“È costato così tanta fatica riscoprire quanto la gioia più vera sia nei gesti semplici, che adesso vorrei soltanto urlare a tutti di rallentare, per sempre.”
Questo spirito si riverbera nelle pagine di Siamo stati anche felici, in cui spesso la narrazione sotto forma di diario, incentrata su una storia d’amore fondamentalmente mai nata, raccontata con frasi brevi, simili a mantra, sincopate, come dei lampi, lascia spazio alle riflessioni dell’autrice sul momento speciosissimo che stiamo traversando che ci ha ridestati dal nostro poltrire: “Fino a che non arriva un virus potenzialmente mortale e allora, allora sì che ci ricordiamo cosa significa ‘proteggere la vita’”.
Tra anima e mente, tra furenti dissidi interiori e conflitti con l’esterno senza soluzione di continuità, Viviana Guarini apre il rubinetto dei suoi sentimenti, esprimendo tutte le sue rabbie, i suoi sconforti, le sue fragilità, i suoi timori per un amore che non può essere come desidererebbe, nonostante faccia tutto il possibile e anche oltre:
“Vorrei convincerti a restare, vorrei soffiare sulle tue paure, vorrei dirti che andrà tutto bene. Ma non posso costringerti a non scappare. Vorrei solo essere il tuo Ikigai (per la cultura nipponica, la ragione per la quale svegliarsi ogni giorno ndr). Un buon motivo per restare”.
Viviana Guarini, già autrice di altri romanzi d’amore come Non dirlo al cuore, vincitore del premio letterario under 35 “Ludovica Castelli”, e Deve andare tutto bene (entrambi editi Les Flâneurs Edizioni), dà vita a una storia ambiziosa, proiettata alla ricerca della felicità, una ricerca che deve essere costante, senza paura degli ostacoli che inevitabilmente si profileranno lungo il cammino.
La Guarini tocca i temi molto attuali della resilienza, della lontananza, della solitudine e dell’incertezza, il tutto lottando contro le apprensioni, con la consapevolezza che “non ci sarà mai nessuna ripartenza se dimenticheremo quello che tutto questo dolore ha voluto insegnarci” e che per raggiungere la destinazione sognata è nell’ordine delle cose attraversare paurose tempeste.