«Giorgio Valdameri non mi appariva più uno sconosciuto, ma un uomo cui avevano lacerato l’emotività in modo che non si rimarginasse, impedendogli di indurirsi nei modi e nei tempi giusti, come avevo avuto la possibilità di fare io.»
Sergio Segre, un ex investigatore privato, è il protagonista del romanzo giallo “Annotazioni su un caso delicato” (edito Castelvecchi) di Michael Robert Michon. L’autore è particolarmente interessato all’approfondimento della psicologia umana, che passa in primo piano anche rispetto alla componente thriller: la tensione palpabile che si riscontra nell’opera non è infatti dovuta alle tipiche scene efferate che si trovano nei romanzi gialli ma all’atmosfera di ambiguità e di simulazione che permea tutta la narrazione. Sergio è stato un detective arguto, teso a cogliere ogni più piccolo particolare delle personalità che si trovava davanti; da cinque anni ha abbandonato la sua spossante professione per dedicarsi a delle passioni più tranquille: ha quindi chiuso l’agenzia di investigazione che aveva in America e si è trasferito nei pressi del Lago d’Iseo.
Il suo proposito di vivere lontano dal crimine viene però disturbato: il commissario Triulzi sottopone alla sua attenzione un caso di suicidio su cui ha molti dubbi; Sergio cerca di svincolarsi in apparenza, ma dentro di sé prova ancora forte l’attrazione verso il mistero.
«Mi sembrava di essermi liberato delle scorie lasciate dentro da trent’anni di attività investigativa, ma l’astinenza, anche senza apparenti crisi, è uno spettro che continua a girarti intorno, aspettando che le difese si abbassino. Per questo Triulzi ebbe gioco facile.»
Ci troviamo a Bergamo: Giorgio Valdameri era un imprenditore brillante, il cui lavoro aveva permesso alla sua famiglia di vivere nell’agiatezza; dopo alcuni problemi finanziari e una crisi matrimoniale aveva deciso di farla finita gettandosi da una cascata. Triulzi trova molte incongruenze in ciò che è accaduto, e decide di indagare in maniera non ufficiale, avvalendosi dell’esperienza e del talento di Sergio. Egli, dopo le prime rimostranze, si immerge quindi in una storia di segreti e deviazioni, in cui Giorgio sembra quasi una vittima sacrificale; anche lui comincia ad avere perplessità sul presunto suicidio, e valuta quindi l’ipotesi dell’assassinio.
Andando avanti con le indagini, l’investigatore si immedesima sempre più in Giorgio, provando una profonda empatia nei confronti della sua fragilità e sensibilità; Sergio ha la sensazione di avvertire il dolore straziante di quell’uomo, e ciò lo conduce verso una ricerca ossessiva dei motivi che hanno portato alla sua morte: ne emergerà una verità amara, che spingerà il protagonista a riconsiderare tutta la sua esistenza.
Redazione
«Giorgio Valdameri non mi appariva più uno sconosciuto, ma un uomo cui avevano lacerato l’emotività in modo che non si rimarginasse, impedendogli di indurirsi nei modi e nei tempi giusti, come avevo avuto la possibilità di fare io.»
Sergio Segre, un ex investigatore privato, è il protagonista del romanzo giallo “Annotazioni su un caso delicato” (edito Castelvecchi) di Michael Robert Michon. L’autore è particolarmente interessato all’approfondimento della psicologia umana, che passa in primo piano anche rispetto alla componente thriller: la tensione palpabile che si riscontra nell’opera non è infatti dovuta alle tipiche scene efferate che si trovano nei romanzi gialli ma all’atmosfera di ambiguità e di simulazione che permea tutta la narrazione. Sergio è stato un detective arguto, teso a cogliere ogni più piccolo particolare delle personalità che si trovava davanti; da cinque anni ha abbandonato la sua spossante professione per dedicarsi a delle passioni più tranquille: ha quindi chiuso l’agenzia di investigazione che aveva in America e si è trasferito nei pressi del Lago d’Iseo.
Il suo proposito di vivere lontano dal crimine viene però disturbato: il commissario Triulzi sottopone alla sua attenzione un caso di suicidio su cui ha molti dubbi; Sergio cerca di svincolarsi in apparenza, ma dentro di sé prova ancora forte l’attrazione verso il mistero.
«Mi sembrava di essermi liberato delle scorie lasciate dentro da trent’anni di attività investigativa, ma l’astinenza, anche senza apparenti crisi, è uno spettro che continua a girarti intorno, aspettando che le difese si abbassino. Per questo Triulzi ebbe gioco facile.»
Ci troviamo a Bergamo: Giorgio Valdameri era un imprenditore brillante, il cui lavoro aveva permesso alla sua famiglia di vivere nell’agiatezza; dopo alcuni problemi finanziari e una crisi matrimoniale aveva deciso di farla finita gettandosi da una cascata. Triulzi trova molte incongruenze in ciò che è accaduto, e decide di indagare in maniera non ufficiale, avvalendosi dell’esperienza e del talento di Sergio. Egli, dopo le prime rimostranze, si immerge quindi in una storia di segreti e deviazioni, in cui Giorgio sembra quasi una vittima sacrificale; anche lui comincia ad avere perplessità sul presunto suicidio, e valuta quindi l’ipotesi dell’assassinio.
Andando avanti con le indagini, l’investigatore si immedesima sempre più in Giorgio, provando una profonda empatia nei confronti della sua fragilità e sensibilità; Sergio ha la sensazione di avvertire il dolore straziante di quell’uomo, e ciò lo conduce verso una ricerca ossessiva dei motivi che hanno portato alla sua morte: ne emergerà una verità amara, che spingerà il protagonista a riconsiderare tutta la sua esistenza.
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