La lettrice di Čechov|Giulia Corsalini
- 25 Luglio 2019
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Leggere è un atto di indipendenza che esprime in modo semplice la forza della propria identità. È il primo atto autonomo che compiamo appena riconosciamo lettere, parole e forme. In esso inizialmente scopriamo indipendenza ed autonomia, identità e pensiero, idee e convinzioni nostre proprie.
Piano piano poi, con il crescere e il diventare adulti il leggere acquista quello spessore che consola, avvolge e che ci permette di ritrovare sempre noi stessi: supporto che ci consente spesso di “sopportare” una vita non sempre come la vorremmo, diventando angolo privato di un ristoro dell’anima e dello spirito.
Leggere può diventare quell’àncora di salvezza, quando ogni altro spiraglio si spegne permettendo di vivere in un modo parallelo dove niente e nessuno può farci del male. Un angolo di mondo tutto nostro.
Ed è così per Nina una quarantenne ucraina protagonista dell’opera prima di Giulia Corsalini “La lettrice di Čechov” (edita da Nottetempo). Un piccolo gentile e delicato romanzo dalla lettura piacevole, lineare e snella che si presenta nello scenario del romanzo nazionale con un nuovo modo di narrare storie e un'autrice capace di rendere quanto scrive intenso e riflessivo, diretto e chiaro senza cadere nelle banalità facili e ridondanti: scivolamenti spesso facili anche per i più avvezzi al mestiere.
Nella storia di Nina si ritrovano quelle piccole sfumature di cui è fatto l’animo di un lettore, di una donna e della vita che non è mai finita e su cui non siamo certo noi a mettere la parola fine.
Ma chi è Nina, qual è la sua storia?
Nina, ucraina emigrata in Italia per motivi economici, non ha certo avuto una vita facile. Con lei, la vita, appunto, è stata più matrigna che madre. Dopo essersi imposta di lasciare il marito malato in patria (che morirà da lì a poco) per poter dare un futuro di studio e di lavoro alla loro unica figlia Sara, giunge in Italia a servizio e supporto di una anziana marchigiana come “badante”.
Il lavoro non la spaventa (né per fatica né per le lunghe ore). Cambia, persino occupazione (per una maggiore retribuzione), diventando una guardiana tutto fare di un supermercato. Le conseguenze non tardano a farsi sentire: dapprima la perdita graduale dell’affetto e della considerazione della figlia che vede nella lontananza della madre un mero abbandono per condizioni di vita migliori (e poco importa l’aver portato denaro) e una colpa (nemmeno tanto velata) di averla lasciata a &220;gestire&221; la parte finale della malattia e della vita del padre; il secondo una possibile “perdita della sua identità” più che di donna di persona.
Nelle lunghe notti e giornate di lavoro (tra una pausa e una attesa sulle panchine che adornano il parco cittadino poco sotto le antiche mura) pensa e ritrova il suo passato, solo sopito, amore per la lettura prima e in contemporanea per la letteratura e in particolare per Čechov , in cui rivive e rivede parallelismi più o men invisibili con la sua esistenza.
Una scoperta questa che la rende piano piano nuovamente viva, persona e studiosa esperta in materia di “letteratura russa” e donna con le attenzioni dello studioso e cattedratico De Felice, che la ama (a suo modo) e la sprona (con sempre vigore, fino ad invitarla come relatrice a un convegno) a ritrovare la sua “esperienza universitaria di studiosa&221; .
In lei questo riscoprire lento, melanconico di attesa preluderà a un ritrovato e inteso recupero del rapporto con Sara, e forse anche se da lontano di amore per un uomo, mai scontato e sempre pronto a tramutarsi in aiuto, verso chi ha bisogno non snaturando più quello che si è.
Giulia Corsalini con questa sua prima opera premiata sia col Premio Mondello che con il Premio Nazionale Narrativa di Bergamo, dimostra due grandi capacità: quella di narrare in modo fluido mai ampolloso e quella di dare alla letteratura e alla lettura quel valore condiviso ed universale innegabile e assolutamente condivisibile (che traspare non a caso dal titolo).
La storia di Nina non vuole urlare o primeggiare per i contenuti.
Con linearità, chiarezza di pensieri comuni, non banali, non di pochi ma di tutti, dà al lettore la possibilità di dire: questo sono io, questi i miei dubbi, questo il mio amore, questa la mia vita.
Una vita senza colpi di scena, certo, difficile, piena, dolorosa ma che tra un’ombra e un raggio di sole riesce ad essere e anche a dare soddisfazione e tranquillità all’anima combattuta tra frenesia e facile sciatteria, tra squallori e nebulosità inaspettate del contemporaneo.
Nina, donna delicata ma forte, condensa la capacità di dare senza ricevere, di fare senza aspettarsi nulla in cambio, di amare senza doppi fini, sacrificando anche il suo pregio personale.
In lei le difficoltà del vivere lontano dai propri affetti, sono momento privato da vivere con dignità, senza sbandieramenti: archetipo della donna fragile ma forte, determinata e disposta al sacrificio, non impetuosa ma determinata.
Sono suoi i caratteri cechoviani di quella tristezza che nasconde una diversa felicità, nell’attesa di un qualcosa che la vita, l’esistenza o l’altro potrebbero &220;proporre al vivere di ognuno di noi&221;: perché in fondo qualcosa se deve arrivare arriva.
Ma la Corsalini, non fa solo &220;attendere&221; a Nina quella pacata felicità.
Dà alla sua storia e alla sua protagonista quella forza che motiva, che redime, e che, preziosa luce, si espande da chi di lei si nutre.
Trasforma Lettere, Parole, Storie, Letteratura e Lettura dell'opera di Cechov in un mantra ineludibile, salvifico e imprescindibile.
Chiavistello modulare di nuovi mondi, di nuova vita, di nuovo fuoco.
L’amore e l’affetto genitoriale risorgono diversi, ma presenti.
L’IO, fatto di parole, pensieri e personaggi e lettori, si riscopre rinnovato di quel sapore leopardiano sopito.
Arricchito, parimenti, di quella “malinconia interiore” che sola permette di raggiungere la ricompensa ambita, semplice, inaspettata e non da tutti riconosciuta, perchè&230;
“La felicità è una ricompensa che giunge a chi non l’ha cercata”
Anton Cechov