Son passati quasi sette anni dall'ultima fatica letteraria di Alexandro Sabetti, quel Malebolge che pure recensì in giro spesso, tra alterne (mie) fortune, e gli applausi a lui: destino ingrato dei censori!
Ovviamente non è che è stato con le mani in mano l'autore, ma non sta a me fare la cronistoria delle altrui vite spericolate, mi limiterò a raccontare di questa fatica Cartoline da Salò, uscita in formato E-book.
Il libro è composto da alcuni episodi di cronaca & narrazione sociale e politica & di &220;un anno marchiato dalle stimmate della pandemia, raccolti come fossero cartoline inviate da una Salò cristallizzata&221;.
Prima domanda: perché solo in e-book?! Noi anziani ancora non siamo così dentro al cambiamento! Vabbè, non disperate, è facile comprare e scaricare, ormai coi cellulari ci fate tutto!
Seconda domanda: un libro di cronaca che ripercorre gli ultimi mesi del nostro paese, quelli in cui abbiamo (stiamo) vivendo &220;sotto le stimmate della pandemia&221;, perché parte dalla Salò pasoliniana?
L'autore lo spiega immediatamente nell'introduzione e poi durante tutto l'arco del lavoro, il motivo prende corpo pezzo dopo pezzo e l'evocazione diventa elemento centrale: quel filo &220;nero&221; che accompagna la nostra storia, riemerge nell'ano più profondo del paese, tra le deformazioni del potere e ancor più nella flagellazione che ci autoinfliggiamo costantemente, automi trasformati in tanti piccoli ducetti rimbambiti, tronfi e ignoranti.
Sabetti a un certo punto si chiede: tutti vogliono pensare che una crisi possa essere superata senza che la nostra percezione di noi e del mondo ne sia modificata realmente. Ma si può attraversare l'epidemia senza esserne toccati?
La risposta è nelle pagine che scorrono in una scrittura come sempre complessa, raffinata, che pure ogni tanto eccede nel grand guignol della maniera mescolato alle tecniche della cronaca.
Dalla quarta di copertina: &230;una struttura narrativa dal carattere dantesco, dividendo in tre parti tematiche la raccolta, che vanno in ordine temporale da estate a estate, orizzontali, al contrario del verticalismo teologico nell’inferno di Dante.
Come scrisse Fulvio Abbate a proposito de Le Malebolge:
“Alex Sabetti meriterebbe d’essere nominato ora cavaliere del lavoro ora Commissario del popolo per il solo fatto di cercare il bandolo di un tempo storico sempre più insensato”.
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