L’imitazion del vero è il titolo della nuova creatura di Ezio Sinigaglia, un romanzo, edito Terrarossa Edizioni, dal fascino medievale.
Pubblicato da Terrarossa Edizioni per la collana Sperimentali, dedicata agli scrittori capaci di coniugare solidità narrativa e originalità stilistica, L’imitazion del vero, il nuovo libro di Ezio Sinigaglia.
Già incluso, su proposta di Lorenza Foschini, nei 54 titoli della prima fase del LXXIV Premio Strega, L’imitazion del vero è un libriccino che supera di poco le cento pagine, ma che contiene in sé tutto lo stupore e l’originalità che il buon lettore va cercando.
Nel principato fantastico di Lopezia – il cui nome deriva da una pianta appartenente alla famiglia delle onagraceae – vive il falegname Mastro Landone, un uomo bello e dalla stazza imponente, dipinto da Sinigaglia come «un gigante dalla barba d’oro», che più che un semplice artigiano di paese è un autentico maestro dal quale in tanti giovani desiderano recarsi per apprenderne l’arte. Giovani dei quali l’artista va ghiotto.
E per certo ad estinguere il fuoco di Mastro Landone avrebbe abbondantissima acqua la Natura provveduto, la quale facilmente verso gli uomini ai fanciulli inclinati i fanciulli medesimi inclina.
Ed è quando uno di questi fanciulli, Nerino, un giovanotto «nero d’occhi e di pelo com’un saraceno», sarà accolto nella bottega, che per Mastro Landone si aprono le porte di un mondo di libidini troppo a lungo raffrenate.
Dopo i precocissimi vagheggiamenti del caso – un autentico colpo di fulmine scriveremmo se fossimo autori di un qualche romanzo rosa di fine Novecento – e qualche effimera vergogna da parte del più anziano, tra Mastro Landone e Nerino nasce una relazione amorosa che tale alla fine non è dati gli ingegnosi stratagemmi e gli espedienti e i sottintesi accordi cui i due saranno costretti di volta in volta a ricorrere per appagare i rispettivi appetiti e non perdere alcun beneficio sociale ed economico. «Macchine maravigliose» come una botte del piacere cui Mastro Landone intima Nerino di non avvicinarsi mai e va da sé che il divieto sia in realtà un supplicante invito che il giovanotto accoglie in maniera subitanea.
Un costante «imitar la Natura», una continua ricerca del piacere, ma tacito, mai espressamente condiviso: in due parole un surrogato d’amore, l’imitazione del vero, per l’appunto. Ma quanto potrà durare il gioco d’amore? E che effetti produrrà il suo protrarsi nell’animo dei lussuriosi protagonisti?
Ezio Sinigaglia, dopo l’ottimo riscontro de Il Pantarèi – tornato in libreria a inizio 2019, e sempre per i tipi di Terrarossa, dopo oltre trent’anni di oblio –, si ripresenta sulle scene con un altro succulento esercizio di stile, un romanzo breve scritto con un linguaggio ricercato e antico – strappando anche la giusta dose di sorrisi – e che più di una volta, inevitabilmente, riporta alle novelle del Boccaccio, ma soprattutto L’imitazion del vero è un lavoro che palesa la tangibile cultura e proprietà di linguaggio dell’autore, di più, la sua maestria. L’imitazion del vero è una novella medievale pienamente a suo agio nel nostro secolo.