L’urlo dell’innocente, tradotto da Marina Grassini per la collana Oltreconfine delle Edizioni Le Assassine, si apre con la descrizione dello squallido villaggio botswani in cui si svolge la storia. Il signor Disanka è una persona di potere: di successo, gentile, disponibile e rispettato da tutti. Disanka conduce molte vite che fanno da contorno a quella ufficiale da marito modello e padre di quattro figli. L’uomo è in affari con Motlababusa Bokae, un capo rancoroso e infelice, con un’insaziabile brama di successo, e con il professor Sebaki, vicepreside di un istituto; pilastri di una intera comunità che condividono una indicibile passione: sono dei cacciatori di “agnellini senza lana”.
Nel contesto decisamente patriarcale del povero villaggio, si inserisce la figura di Amantle, una giovane studentessa con il sogno di diventare medico. Amantle giunge nel villaggio per un tirocinio nel disastrato ambulatorio locale e dopo qualche tempo trova una scatola nascosta in uno sgabuzzino. Il contenitore cela un segreto che sembrava fosse ormai consegnato all’oblio; un segreto che aleggia costantemente tra le pagine del volume. Da lì, con tenacia, fame di verità e il sostegno di un gruppo di altri personaggi, la giovane Amantle proverà a indagare su un giallo conosciuto e taciuto da tutto l’agglomerato rurale.
I personaggi de L’urlo dell’innocente sono tracciati accuratamente con le loro virtù e miserie. Unity Dow, giudice dell’Alta corte del Botswana e attivista per i diritti umani, descrive uno spaccato dell’Africa meridionale sconosciuto ai più, specie ai lettori europei, un mondo dove i diritti a noi più comuni rappresentano una condizione per nulla scontata, sopraffatti da secolari superstizioni e riti.