Pordenonelegge2019| Letteratura Libri e Lettori
- 29 Settembre 2019
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Camaleonti ne ho visti nei miei viaggi. Noti come “leoni di terra” ci osservano con solenne e sospettosa curiosità. Forse pigri sul ramo di un albero, nascosti tra il fogliame verde e umido. Privi di orecchie ma con occhi che roteano curiosi &220;dell'intorno&221; e lingua che percepisce e assapora ogni alito di vento che delicato e repentino annuncia tempesta, pioggia oppure il caldo tepore dell’estate.
La 20^ edizione della Festa del Libro con gli autori, promossa da Fondazione Pordenonelegge e curata da Gian Mario Villalta (direttore artistico), Alberto Garlini e Valentina Gasparet è stata questo. Un vero e proprio camaleonte testimone curioso ed attento, divertito e divertente, diverso e diversificato, finestra oggettiva sulla letteratura e gli scrittori del nostro contemporaneo. Questo non è solo testimoniato dal nuovo record di presenze – oltre 150mila – e per i 366 appuntamenti in cartellone con oltre 650 protagonisti, ma soprattutto dalla evidente capacità di modulare, focalizzare e per quanto possibile dilatare le nuove linee interpretative della attuale contemporaneità, mantenendo la sua identità e singolarità di &220;incontro&221; tra il lettore e l'autore, tra l'dea e il confronto, tra vita e letteratura.
I timori (più o meno celati della vigilia) c’erano. Chi non gli avrebbe, pensando a una edizione tonda dove tutti (lettori, fruitori, esperti del settore) si aspettano sempre quel pochino di più, che sorprenda.
E la sorpresa c'è stata. Sin da subito quando il &220;contemporaneo&221; (difficile ed incompleto) è salito in cattedra dimostrando e palesando quel magma di contraddizioni in cui spesso sembriamo perderci per poi ritrovarci.
Javier Cercas lo ha ribadito da subito, nell’apertura del festival che lo ha visto nuovamente a PordenoneLegge dopo la sua premiazione del 2016 per “La storia in un romanzo” .
“Nessuno scrittore, nessun pensiero, nessun romanzo “vive” da sé”
Ha esordito l'autore spagnolo. Sottolineando come un libro, un romanzo o un racconto prendano vita solo attraverso coloro che lo leggono: i lettori .
La vita dei personaggi narrati è donata da chi li rende vivi, in un dialogo continuo, invisibile ed infinito in una sinergia lettore & scrittore & scrittura che nasce, si accresce e diviene “reale” dando forma e potere alla letteratura.
Un potere reale che è pura libertà, immutabile, personale ed egoista.
Leggere, afferma Cercas, rende liberi ma non di quella libertà &220;semplice&221; di poter fare ciò che si desidera, ma di poter essere soprattutto veri del proprio essere e nel proprio esistere. Parte integrante di una collettività che non si isola, ma è aperta all'altro ascoltandolo.
Senza lettori vivi o distratti, provvisori compulsivi la letteratura non esisterebbe, sarebbe lettera morta un po' come una partitura musicale: perderebbe armonia, capacità di evolversi, di dare nuovi stimoli all’orecchio e alla mente.
Così intesi &220;Leggere&221; e &220;Letteratura&221; diventano altro. Si evolvono in quella che è la declinazione che li unisce accrescendoli: l'educazione che (come afferma Ziauddin Yousafzai padre di Malala) ci permette di acquisire facendola nostra una capacità diversa: essere atto vivo e (come definito da Michela Murgia) decisamente eroico per smussare, fino a sfumare, gli angoli acuti di quel trasversale pregiudizio verso chi ha deciso di essere &220;se stesso&221;, di vivere i propri sogni e di fare le proprie scelte, anche azzardate, malgrado il pensiero avverso della &220;folla&221;.
L’essere se stessi fino in fondo, però, impone un passaggio ulteriore. Dare corpo a quella realtà che è insita in noi stessi e nella vita e che Svjatlana Aleksievič, premio “La storia in un romanzo”, definisce
&220;arte dissolta in briciole che lo scrittore semplicemente raccoglie&221;
per poi minimizzare ed offrire , attraverso la scrittura, con uno sguardo sulle complessità della vita.
Uno sguardo che la scrittura con le sue parole, una dopo l’altra, ha e consente “a chi la fa” e “a chi la legge” quella possibilità di spingersi oltre. Abbandonandosi. Senza limite e senza tempo, senza paura, remore o meccanismi di auto difesa.
Atto semplice ed immediato perché, come raccontato da David Grossman, solo la scrittura, lo scrivere ci permette davvero di guardare al mondo e a noi stessi. Accettare sconfitte e perplessità, e, magari, coraggiosamente cambiare un po’ qualcosa, se si può, se si vuole, se si è capaci.
Un valore terapeutico empatico quello della scrittura decisamente condiviso che diviene salvifico e che unisce in un unico filo Litt Woon Long, Mario Calabresi e Francesco Musolino fino ad arrivare a Federico Bonadonna che attraverso un reading della sua opera, affidato alla sapiente arte di Cecilia Dazzi e Lino Guanciale, ha permesso quel passo in più sottolineato da Javier Cercas e da Svjatlana Aleksievič: dare vita a quelle briciole raccolte nella realtà che attraverso la scrittura si fanno letteratura.
E lo vedi davvero: il personaggio prendere forma. Espressione e voce. Paura e sorriso. Anima e corpo vivo.
Un corpo vivo che troveremo ancora in storie e racconti, pensieri e riflessioni che si condenseranno tra scena e narrazione dal 16 al 20 settembre 2020 quando sarà nuovamente Pordenonelegge. Io ci sarò e voi?