Revisionare una interpretazione troppo a lungo stereotipata e dare dignità a un popolo cui la dignità è stata strappata con la violenza. Edito da Dots Edizioni Siamo ancora qui. Il passato e il presente dei nativi americani, un’opera che, come si può ben intuire dal titolo, racconta la storia e la cultura delle popolazioni native d’America, tuttora presenti, seppur ridotte ai minimi termini, nel continente.
Autrice del libro è Danielle SeeWalker, scrittrice lakota e membro della riserva Sioux di Standing Rock nel nativo North Dakota.
Corredato dalle fotografie di Carlotta Cardana e dagli spunti della ricercatrice Lorena Carbonara – per la quale il volume nasce dall’incrocio di tre idee comuni, «tre rette che per un istante hanno formato un triangolo» –, Siamo ancora qui. Il passato e il presente dei nativi americani è un lavoro che si pone il difficile obiettivo di mettere in discussione le rappresentazioni, influenzate da stereotipi duri a morire, dei nativi americani al fine di offrire una più reale e profonda narrazione delle popolazioni indigene.
Quella degli indiani d’America, lo sappiamo tutti, è una storia macchiata di sangue e soprusi, condotti dai colonizzatori in nome di un dio superiore e di modi di vivere e interpretare la vita migliori e che hanno cancellato secoli di tradizioni. L’intento di Danielle SeeWalker e degli attivisti a fianco dei nativi americani è proprio quello di ridare dignità a 573 tribù, tutte diverse e ognuna unica per lingua, tradizioni e storia, sparpagliate – e ghettizzate – lungo tutto il suolo americano.
Una storia di coraggio e sopravvivenza, nelle pagine di un piccolo libro (appena 88 pagine) l’autrice ricostruisce la storia degli indiani, partendo da una panoramica introduttiva che prende spunto dalle origini dello stesso termine “indiano”, nato a causa del navigatore Cristoforo Colombo che, nell’epocale sbarco in America del 1492, certo di aver raggiunto le Indie definì i popoli indigeni incontrati indiani. A quell’episodio, che storicamente segna la fine del Medioevo, seguirono le prime cruente battaglie per impossessarsi delle terre dei nativi e poi le campagne al grido «Kill the Indian, save the man» nel cuore dei giovani nativi americani e la sottoscrizione di centinaia di trattati di cessione dei terreni che portarono, nel succedersi dei secoli, all’istituzione delle riserve, facenti risalire ufficialmente all’“Indian Removal Act” del 1830.
I nativi americani oggi rappresentano una sparuta minoranza, appena l’1%, della popolazione americana, e sono costretti a quotidiane battaglie per farsi accettare dal resto della popolazione, dal resto dei connazionali, conflitti tra cittadini americani che sicuramente non scopriamo oggi e che interessano anche altre minoranze.
In conclusione, Danielle SeeWalker riesce prepotentemente a far uscire le voci degli indiani d’America dalle riserve nelle quali sono stati confinati mostrandoci lingue, usi, costumi e colori di quelle che sono le tribù colonizzate per eccellenza.