Nella sintetica visione generale collocata a inizio volume, l’autore anticipa alcune domande che aleggiano sull’intera opera: può il giallo – a lungo osteggiato ma che forse è il genere che più «ha permesso agli autori di mostrare pregi e difetti del paese» – rientrare nella serie A della narrativa italiana? E poi, quando si può cominciare a parlare di giallo italiano? Da Il cappello del prete di Emilio De Marchi (1887) o addirittura da Il mio cadavere di Francesco Mastriani (1851)?
Poco importa, la lunga storia del giallo italiano dalla seconda metà dell’Ottocento ha conquistato gradualmente le case della monarchia prima e repubblica poi diventando oggi il genere più amato dagli italiani.
Ha più senso, dunque, chiedersi quando si assiste alla prima presa di coscienza di sé del genere? Probabilmente quando si inizia a dare una identità a questa singolare narrazione con “I libri gialli” inaugurati da Mondadori nel 1929, in piena epoca fascista, ma anche quando il genere comincia a far discutere per la sua necessarietà scrittori e intellettuali.
Muovendosi nei cambiamenti dell’Italia della prima metà del Novecento, tra fulgenti apici e bui abissi – nel 1941, ad esempio, i gialli furono banditi dal paese proprio da quel fascismo che li aveva prima promossi –, i giallisti italiani hanno sviluppato ogni categoria del mistero: dai romanzi d’appendice, al noir, al legal thriller, al giallo storico, alla spy story. Oggi il giallo e il nero sono ramificati in ogni ambito della narrativa.
Dai pionieri del genere ai grandi maestri che hanno rivoluzionato la narrativa del thriller come Scerbanenco – per il quale è dedicato un intero capitolo –, Sciascia e Faletti, passando dalle poco note incursioni gialle di Saba, Chiara, Fois, Levi. Ma il giallo e nero italiano non è esclusivo appannaggio maschile, ed ecco che l’autore ordina, dalle ottocentesche Carolina Invernizio e Matilde Serao alle contemporanee Ilaria Tuti e Alessia Gazzola, tutte le dame che hanno fatto del nero il loro colore predominante.
Trovano spazio nell’opera anche i profili dei commissari e ispettori più famosi della letteratura di genere: da Duca Alberti a Salvo Montalbano, da Franco Branca a Rocco Schiavone, segugi divenuti celebri prima sulle pagine d’avorio e poi in televisione.
Luca Crovi, dando nelle pagine di Storia del giallo italiano tutto se stesso, non si limita però ad almanaccare tutti gli autori e le opere più influenti, ma analizza anche la società che è cambiata di pari passo al modo di narrare le storie, di condurre le indagini dei protagonisti del genere poliziesco. Un genere forte e coeso, che nel corso dei decenni ha assistito alla nascita di gruppi di lettura e associazioni che hanno innescato un meccanismo di fratellanza tra lettori e autori di gialli.
Luca Crovi, tra i massimi conoscitori dell’argomento, riacciuffa tutti questi scrittori, eroi e malandrini della letteratura di genere e li compendia in una aggiornatissima guida della storia del giallo italiano dalle incerte origini ai giorni nostri.