Il Gesto di Caino | Massimo Recalcati
- 16 Febbraio 2021
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Un gesto vale più di mille parole. Ogni gesto ha conseguenze. Buone o cattive. Inaspettate evidenti dovute: una stretta di mano, un abbraccio spontaneo, un atto rivolto a chi amiamo.
Un gesto può essere anche di forza, dettato dall’astio, dalla vendetta o l’odio, dalla gelosia all’invidia. Capace, come pochi, di corrodere l’animo dell’uomo.
La sua natura mai si rivela limpida e univoca. Sempre in bilico tra timidezza e riservatezza (se il gesto è d'amore) o tra violenza e terrore (se offuscata dall'acredine verso l'altro).
Palese e necessario diviene, perciò, il comprendere le sue origini e motivazioni.
Anche a scapito di scoprire nervi tesi, inaspettate debolezze, estranei ed ignoti aspetti del proprio sé.
Massimo Recalcati osserva il &220;gesto&221; cercando una linea univoca di comprensione, della sua origine, partendo da quello &220;originale&221; .
Si domanda, pensa e cerca (riuscendoci per molti aspetti) (individuandolo) le radici del &220;gesto&221; &220;telo che nasconde&221; inevitabilmente qualcosa di se stessi e dell'altro. E lo fa partendo dal più noto.
Da quello del &220;simile contro il simile&221;, che è uomo contro l'uomo, che è il fratello contro il fratello: Caino contro Abele.
&220;Il gesto di Caino&221; & Einaudi editore 2020 è questa analisi che diviene intima e collettiva riflessione.
Punto di vista, da “un altro punto di vista”. Che parte dall’analisi biblica, passando da Sant'Agostino e Freud per andare oltre, fino al giungere all'oggi.
È Il mettersi in piedi sulla cattedra. È un invito ad accettare il diverso, l’insoluto, l'insuccesso dell'uomo, che è il proprio.
Analizzando quel “Noi oscuro”, che crediamo non ci appartenga. Mai. e che invece si rivela ombra nascosta. Parte innegabile e indissolubile del nostro essere uomini e &220;peccatori&221;.
Perchè il “gesto”, quello di Caino rivolto al fratello Abele, è meta-testo. Archetipo e origine di ogni male. Grande o piccolo, poco importa
Racchiude l'odio, il più antico. L'invidia più intesa, che quasi non chiede di essere perdonata. Che nasce prima dell’amore, e che contemporaneamente gli dà forma definendo il duplice doppio : amore/odio, amore/morte.
Binomio che ingabbia, limitando la nostra visuale.
Bilanciamento ancestrale, dove al prevalere alternato dell'uno sull'altro, genera guerra o pace per l’uomo. Dove l’amore per il prossimo è raggiungibile solo con un necessario gesto distruttivo.
Diversamente, non esisterebbe o sarebbe scialba ed opaca riproduzione.
Il fratricidio, così, si nasconde sotto il mantello di una fratellanza falsificata, che fa sua la cultura narcisista contemporanea.
Dove l'IO prevale. L'IO è il centro. L'IO è il solo, l'altro, il tutto.
La voglia e la possibilità di sopravvivere si dilatano a tal punto da perdere nitidezza. Fino a renderla trasparente.
Ed il momento in cui la Fratellanza rinuncia al suo sé, a favore del sacrificio e a preservazione dell’altro. Imponendo un perimetro definito all’EGO che vuole essere solo IO.
In quel momento il dialogo e la parola si fanno veicolo di edonismo imperfetto. Sgretolando egoismi. Tramutandosi in solidarietà che si fa prossimo tuo &221; Da Amare come te stesso&221;.
Caino e Abele, da fratello a fratello, divengono uomo e suo prossimo. Entrambi indifesi, deboli. Sconosciuti. Senza nome. Uno in fronte all'altro .Uno nel volto e nello sguardo dell'altro.
Poichè, ognuno di noi, è Caino. Sempre con il desiderio e nella ricerca di essere Abele. Equilibristi di vita. Danzanti tra invidia, violenza e desiderio. Volenterosi di governare la paura del &220;perdere&221; quel tutto e quel poco che ci circonda e che inconsciamente ci invade, pungolando la nostra imperfezione.
Così facendo, il Gesto di Caino da arma di morte si tramuta in carezza d'amore.
Quell'amore che
è dato solo dalla vita che non si lascia abbattere, dalla vita che non è irritata dalla vita, dalla vita che non rifiuta la vita. (cit. pag 58)