In un giorno di luglio in cui i vicoli di Napoli sono percorsi da un’aria afosa da mattina a sera, la squadra del commissario Giulio Salvati è chiamata a indagare su una strana morte.
A rimanere ucciso è stato un giovane uomo, Vincenzo Maturo, socio di un locale notturno e amante di Lucia Miraglia, coniugata al piccolo delinquente Leo Iodice.
È così che si apre Il sentiero delle metamorfosi, l’ultimo giallo di Alferio Spagnuolo edito da Robin Edizioni, casa messasi in luce nell’ultimo periodo per aver portato due libri – Scacco all’isola di Alessandra Fagioli e La piazza di Angela Vecchione – nella prima fase del prestigioso Premio Strega. Un percorso che auguriamo anche alla nuova opera dell’autore campano.
Ritornando al romanzo, il commissario Salvati scopre che la vittima è un personaggio piuttosto ambiguo, a suo agio nel sottobosco napoletano, in un periodo storico in cui la città è avvolta da un mantello di corruzione, arrivismo e ipocrisia; Vincenzo Maturo è morto schiantandosi sul selciato esterno alla sua discoteca, in prossimità di una straduccia che tutti conoscono come il sentiero delle metamorfosi, zona grigia in cui impera il vizio sotto ogni forma.
Quello di Maturo è stato un suicidio, un tragico incidente o si è trattato di un omicidio? In realtà, dai primi accertamenti, la vittima pare essere caduta accidentalmente; ma a causa dell’alcol oppure è stato buttato giù da qualcuno?
Nel percorso delle indagini, il commissario Salvati, coadiuvato dall’ispettore Nadia Morelli, si troverà a fronteggiare una grande varietà umana: donne disperate, vecchi usurai, ragazze e ragazzi enigmatici, per non dire inquietanti; personaggi che il funzionario, talvolta insofferente alla rigidità del mestiere, dovrà affrontare insieme ai suoi fantasmi del passato.
“Quanta violenza per gelosia avevamo osservato io e Nadia. Era uno dei moventi più frequenti. Anche io ultimamente avevo avuto il desiderio di sparare all’uomo che aveva poggiato le sue mani sulla mia Francesca. È l’attimo più pericoloso: una spinta che ti fa gonfiare il cuore e che ti annebbia la ragione. Tutto si trasforma in una sola parola: ‘istinto’.”
Le indagini sulla morte di Maturo saranno rese ancora più complicate quando a essere ucciso sarà proprio Leo Iodice, uno dei principali sospettati del delitto, e non per una classica vendetta diretta. È così che l’inchiesta verterà su ambienti di tutt’altra natura, ben più oscuri e pericolosi dei rami della droga e del sesso delineati dagli inquirenti.
Una scelta che fa uscire Il sentiero delle metamorfosi dal filone classico del giallo napoletano, consumato nelle maniere “rustiche” già note al lettore di genere. In vero, il romanzo di Alferio Spagnuolo si accosta bene agli altri lavori del genere poliziesco che hanno visto la città di Napoli non solo come luogo in cui si svolgono i fatti, ma come protagonista stesso della storia, tra palazzi storici, bassi fatiscenti, monumento abbandonati al degrado: un microcosmo in cui il delitto letterario è sempre dietro l’angolo.
Alferio Spagnuolo ricusa però il sensazionalismo che spesso e vacuamente alberga nel nuovo giallo italiano – genere che, tra pubblicazioni e trasposizioni filmiche, gode comunque di ottima salute. Il suo poliziesco, seppur calato nell’epoca contemporanea, ricorda di più il giallo d’annata, con l’inserimento degli ingredienti fondamentali del genere, sangue, soldi e sesso, più una spruzzata di denuncia sociale che permette al lettore di familiarizzare presto col caso al centro del romanzo.